Il 2 giugno del 1946 fu chiesto alle cittadine e ai cittadini italiani aventi diritto di voto di scegliere fra la Monarchia e la Repubblica. Il referendum istituzionale si tenne contemporaneamente all’elezione dei deputati all’Assemblea costituente, i quali avrebbero avuto il compito di redigere la nuova Costituzione. L’esito del referendum fu favorevole alla Repubblica e il 22 giugno si tenne la prima seduta dell’Assemblea Costituente formata da 556 membri suddivisi nel modo seguente:
207 Democrazia cristiana
115 Partito socialista d’unità proletaria
104 Partito comunista
41 Unione democratica nazionale
30 Fronte dell’uomo qualunque
23 Partito repubblicano
16 Blocco nazionale delle libertà
7 Partito d’azione
4 Movimento per l’indipendenza della Sicilia
2 Partito sardo d’azione
7 Altri
Venne istituita una Commissione ristretta di 75 deputati con il compito di elaborare e predisporre un progetto di Costituzione. La Commissione si articolò in tre Sottocommissioni:
diritti e doveri dei cittadini, presieduta da Umberto Tupini, della quale facevano parte per il Pci Togliatti, Marchesi e Nilde Iotti;
organizzazione costituzionale dello Stato nella quale, per i comunisti, sedevano Terracini (presidente della Sottocommissione), Amendola, Grieco, La Rocca, Leone, Maffi, Nobile, Rossi;
diritti e doveri in materia economica e nei rapporti sociali, presieduta da Gustavo Ghidini, che vedeva la presenza, per il Pci, di Di Vittorio, Teresa Noce e Pesenti.
Fu formato un “Comitato dei 18”, il cui compito era la preparazione del testo da discutere nella commissione dei 75 e poi nell’Assemblea plenaria; in questo Comitato i comunisti furono quattro, cioè Terracini, Grieco, Rossi e Togliatti.
Dal 4 marzo iniziò la discussione in aula che si concluse con l’approvazione del testo della Costituzione il 22 dicembre del 1947 con 453 voti favorevoli e 62 contrari.
La Costituzione entrò in vigore il primo gennaio del 1948.
Per quello che riguarda i comunisti alla Costituente, o meglio le comuniste e i comunisti che lavorarono in prima persona all’elaborazione del testo costituzionale, i nomi appena fatti testimoniano dell’autorevolezza; si tratta soltanto di ricordare che Terracini, l’8 febbraio 1947, dopo la scissione del Psi e le dimissioni di Saragat, diventerà il presidente dell’Assemblea. Le relatrici e i relatori comunisti alle Sottocommissioni si muoveranno in una prospettiva ben precisa: la riaffermazione della linea del partito nuovo avente come obiettivo una democrazia progressiva con una solida base istituzionale e nella sovranità popolare, come sommatoria di classe e popolo, il riferimento fondamentale.
La Costituzione, il suo rispetto e la sua applicazione, furono un costante elemento di riflessione per i comunisti. Sono i segretari del Pci a richiamare all’osservanza e alla seria applicazione dei principi costituzionali, nella prospettiva di una continua espansione della democrazia in direzione del socialismo:
Noi siamo democratici perché ci muoviamo nell’ambito della Costituzione, del costume democratico e della legalità che essa determina, ed esigiamo da tutti il rispetto di questa legalità e l’applicazione di tutte le norme costituzionali da parte di tutti, e prima di tutto dei governi. Il terreno della democrazia lo abbiamo conquistato per procedere, sopra di esso, verso il socialismo1.
E Longo:
Punto di partenza e di riferimento di tutta la nostra battaglia resta la Costituzione repubblicana. (…) Vogliamo una democrazia nuova, avanzata, capace di esaltare al massimo l’esigenza operaia e popolare di partecipazione; una democrazia che deve avere la sua base nella stessa attività produttiva e deve trovare espressione in un ampio e articolato sistema di autonomie2.
In ultimo, ma ovviamente soltanto in ordine cronologico, Berlinguer il quale, nel 1983, pone la questione dell’applicazione della Costituzione in termini molto concreti:
A dieci anni dall’entrata in funzione della riforma tributaria, si impone un cambiamento complessivo, per avviare il passaggio a un sistema fiscale che valuti i patrimoni e non solo i redditi: gli uni e gli altri, naturalmente, con imposizione progressiva come prescrive la Costituzione3.
La Costituzione, quindi, non è soltanto un insieme di idee che vagolano nell’iperuranio delle astrazioni giuridiche; si tratta, invece, del configurarsi di concrete disposizioni da applicare in quanto (e questo è stato il compito della Costituente e dei comunisti per primi) tratte dal mondo concreto delle condizioni del popolo italiano alla fine della seconda guerra mondiale, condizioni trasformate in principi, principi divenuti norme da realizzare e da applicare. Ancora oggi!!!
1 P. Togliatti, Rapporto all’VIII Congresso in Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer, Essere comunisti. Il ruolo del Pci nella società italiana, Editori Riuniti, Roma 2021, p. 176.
2 L. Longo, Dal Rapporto al XII Congresso in, ivi, pp. 206-208.
3 E. Berlinguer, Relazione al XVI Congresso in ivi, p. 303. L’imposizione progressiva è prevista dall’art. 53 della Costituzione.