Forniamo di seguito, per chi fosse interessato, un resoconto dell’iniziativa tenutasi ieri alla libreria Todo modo in occasione dei 50 anni dalla morte di György Lukács

L’introduzione all’incontro del 4 giugno di Lelio La Porta

Quello che segue è il link alla registrazione degli interventi di Federico Argentieri, Fabio Grieco, Guido Liguori, Stefano Fusco ed altri

https://www.facebook.com/LibreriaErranteRoma/videos/190009796347511/

Questo è invece il link ad una testimonianza inedita di Zoltán Mosóczi, nipote del filosofo. Essendo il contributo in ungherese forniamo di seguito la traduzione in italiano

https://www.facebook.com/LibreriaErranteRoma/videos/896126604453051/

Traduzione del contributo di Zoltán Mosóczi

Buonasera a tutte e a tutti a questo incontro per il 50esimo anniversario della morte di mio nonno György Lukács. Voglio ringraziare specialmente Lelio la Porta per avermi invitato a questa iniziativa, anche se posso partecipare solo virtualmente a causa delle circostanze che sono a conoscenza di tutte e tutti.

Nell’estate del 2019 ho conosciuto Lelio e la sua famiglia, per caso, proprio davanti alla tomba dei miei nonni. Avevano messo una rosa sulla lapide. Nonostante la barriera dovuta alla lingua, siamo riusciti a parlare un po’, e questo mi ha reso davvero felice, perché anche dopo così tanti anni dalla morte di mio nonno lo si ama e apprezza ancora, sia lui che il suo lavoro.

Quando sono andato all’Università ho studiato matematica, quindi la cosa più semplice per me è esprimermi attraverso i numeri. 50 anni fa, nel cimitero di Fiumei utca, sono state sepolte le ceneri di mio nonno. Questo è accaduto quando avevo 18 anni. Ora ne ho 68, proprio la stessa età che aveva mio nonno quando sono nato nel 1953. Adesso non riesco a vedere molte somiglianze tra lui e me. I ricordi che ho di lui risalgono agli anni ‘60, quando ero abbastanza grande per ricordare, ma ancora troppo giovane per capire e apprezzare la grandezza spirituale di mio nonno. Quindi, invece di raccontare aneddoti su di lui, preferirei che fosse lui a parlare per qualche minuto con la sua voce:

“Guardate, se devo esprimermi in modo estremamente semplice sul tema della vita dell’individuo, allora penso che la virtù suprema della vita di un individuo sia la curiosità. Se una persona mostra curiosità su quanto le accade intorno, significa che è aperta al futuro, ed questa è una cosa positiva, salutare. Fa da contrasto a ciò quel grave pericolo in grado di condurre alla morte anche le persone dotate del più grande talento, e credo che si tratti del peccato più grande, cioè la vanità. Se qualcuno è interessato a questa questione e ne vuole parlare, propongo un esempio; due persone si incontrano e cercano la verità nel corso di una conversazione. I possibili esiti della conversazione sono due: uno è che ci sia una ricerca della verità e, quindi, la conversazione va bene se almeno alcuni aspetti della verità emergono; l’altro, che è purtroppo già presente nella maggior parte delle persone, è cercare di rendere valido soltanto quello che ciascuno sostiene. E quando si ritiene che siano assolutamente valide le proprie opinioni tutto va in malora” 

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