Come è noto a chi segue questo gruppo, che si sta trasformando in associazione, alla fine dell’anno scorso, in pieno confinamento, iniziammo una strada di avvicinamento alle elezioni amministrative di Roma, pensavamo che fossero una tappa importante per la ricostruzione di un “pensiero di sinistra” cioè di quell’intellettuale collettivo che costituì la forza dei partiti di massa della sinistra, del sindacato e della buona politica.
Preparammo una bozza di documento in cui proponevamo non solo un accenno di programma ma anche, anzi soprattutto, una visione della città, ispirandoci (se è lecito il paragone per la pochezza dei nostri mezzi) a quella grande stagione di cambiamento che furono le giunte di sinistra degli anni a cavallo tra i settanta e gli ottanta del secolo scorso.
Quello che constatavamo era la mancanza di una visione della città, non tanto di un programma, ma di una vocazione che non può limitarsi a turismo, vacanze, cibo (modello messo in ginocchio dalla pandemia) ma che valorizzi, ad esempio, il fatto che Roma è un grande polo universitario pubblico e che ben può dire la sua nella ricerca. Avevamo speso anche le nostre singole competenze, ad esempio, nel tentare di inquadrare una profonda riforma della “macchina”, della “macrostruttura” del Comune e dei suoi bilanci, ben sapendo che una macchina così complicata non consente di pensare che con un semplice “cambio di manovratore” si possa rivoluzionare la città.
Su quella base iniziammo una serie di incontri con forze politiche e realtà territoriali, incontri che sfociarono con la nostra collaborazione al progetto di Confederazione delle Sinistre Italiane.
In particolare, con quei compagni, cui riconosciamo la nostra stessa volontà di creare “cose dal basso” ci siamo spesi in estenuanti riunioni con tutti gli attori della sinistra “alternativa” romana e nazionale, cercando di porre l’accento non sui nomi ma sulle cose da fare.
Dopo tanto lavoro è stato sconfortante constatare che tutte le volontà unitarie espresse a voce, nei comportamenti degli attori reali, si sono trasformate in un panorama con non meno di tre candidati sindaco diversi e innumerevoli liste che si collocano in coalizioni diverse e contrapposte e, soprattutto, senza alcun accenno a programmi concreti (se non con qualche documento ancora in elaborazione a neppure due mesi dal voto previsto per ottobre).
In questi giorni, ci sono giunte diverse offerte di partecipare “con nostri candidati” alla formazione di alcune liste e coalizioni.
Non è nostra intenzione partecipare in prima persona, specialmente come gruppo, alla tornata elettorale. Né faremo alcun appello al voto in favore di questo o quello tra i candidati proprio perché il nostro appello alle cose concrete è, sostanzialmente, caduto nel vuoto.
Inoltre, il fatto che ci siano non solo candidature ma coalizioni contrapposte ci rende difficile esprimere qualsiasi preferenza. Noi nasciamo come gruppo pluralista e unitario, appoggiare ulteriori diaspore, sia pure indirettamente, non rientra nelle nostre corde né nei nostri scopi.
Alcuni compagni protagonisti del nostro progetto hanno accettato di partecipare alle elezioni come candidati a titolo personale.
Ovviamente gli auguriamo ogni miglior risultato. Ognuno di noi parteciperà come ritiene alla campagna elettorale, non abbiamo alcuna disciplina da rispettare e riteniamo che sia comunque auspicabile un buon risultato delle liste che si richiamano agli ideali del socialismo, del comunismo e dell’ecologismo di classe.
Nel frattempo, le attività del gruppo non si fermeranno, c’è tanto lavoro da fare e a settembre torneremo alle riunioni in presenza (se sarà possibile).
Parliamo di socialismo
Immagine in evidenza: Marc Atot da Pixabay (ritaglio)
caro Roberto la possibilità che gli animi che si identificano nella macrosfera fluttuante della sinistra possano trovare coscienza delle proprie origini è oramai una chimera per il fatto stesso che nessuno degli attori ha chiaro da dove venga e dove voglia andare e chi lo ha chiaro pensa sempre dove sia la porta per condursi fuori dalla base quale sia la scala per levitare, in fin dei conti un SUV fa comodo a tutti, dal loro punto di vista se lo sono meritato, che sono entrati in politica a fare…Quindi, partiamo dal presupposto che i referenti sono gente navigata al- sì certo, la proposta è interessante- ma attenti solo al conto da spendere nella banca della realpolitik. Non sono loro i referenti timeo danaos et dona ferentes, i referenti sono i lettori dei vostri commenti ‘ la base che conta che si forma e che spera.