(Quale significato ha veramente definirsi di sinistra)
Credo che per la mia generazione (over 60) essere di sinistra vuol dire concepire il mondo partendo da ciò che sta più lontano, più in basso, dai diritti e le opportunità negate agli ultimi: agli emarginati, ai diseredati, agli invisibili, agli oppressi. Mettere cioè al centro della propria azione l’urgenza dei problemi, di chi non ha il cibo, le possibilità di una vita decorosa, le minime garanzie di libertà. La sinistra è appartenere a una visione della società dove la solidarietà, l’uguaglianza e la libertà sono valori fondanti e inscindibili; ma anche valori ben definiti: solidarietà non pietà, la libertà delle proprie scelte e delle proprie idee che non possono avere forme di prevaricazione o violenza verso gli altri individui, uguaglianza perché tutti possano aspirare ad una vita dignitosa e abbiano le stesse opportunità.
Chi è di sinistra, sente ogni torto, ogni ingiustizia, ogni limitazione della libertà, ogni prepotenza fatta agli altri come fatta a se stesso e si batte per un mondo migliore, dove tutti possano raggiungere un’aspirazione di vita felice, dove la qualità della vita non sia misurata con la ricchezza generata dal denaro e dalla quantità di beni di consumo o di lusso che si possiedono, non siano questi l’unico metro di giudizio del benessere della popolazione. Detto questo è chiaro poi che vivendo in una epoca che deve fare il bilancio delle scelleratezze compiute dall’uomo sul pianeta sul quale vive, che hanno portato i nostri territori, le nostre riserve naturali idro-geologiche sull’orlo del collasso, il rispetto della natura e il riequilibrio dell’habitat del pianeta sono per chi si reputa di sinistra oggi un impegno prioritario.
Noi viviamo in uno dei paesi più ricchi del mondo, questo dovrebbe significare un benessere diffuso in queste società. La sinistra denuncia da sempre la grande contraddizione di fondo del capitalismo, laddove c’è maggiore ricchezza, sempre più grande è la disuguaglianza sociale.
Chiaro poi che all’interno della sinistra ci siano diverse interpretazioni di come dare soluzione ai problemi, meno chiaro, molto meno chiaro, appare la totale frammentazione della sinistra in Italia, ho usato questo termine perché ormai siamo ridotti in gruppuscoli, non che in passato non ci fosse stata nella sinistra italiana una tendenza costituzionale a questa pratica, ma la presenza di due grandi partiti operai ne aveva frenato in qualche misura il fiorire. Ora invece non ci sono più freni. Non voglio tornare sulla dolorosa vicenda romana dove la sinistra ha dato il meglio di se (ovviamente non consideriamo di sinistra il PD, diceva un nostro compagno: “Per considerarsi un partito di sinistra bisogna fare qualcosa di sinistra” e il Pd ha smesso da anni o forse non ha mai iniziato a fare o proporre qualcosa di sinistra), parlo di quella sinistra che dovrebbe rappresentare gli interessi dei lavoratori e delle fasce sociali meno protette e più duramente colpite dagli effetti prima della crisi e poi della pandemia, e per le quali il tanto invocato Recovery Plan e l’azione di governo non prevedono interventi significativi. Ebbene questa sinistra ha pensato bene a Roma di frazionarsi oltre ogni ragionevole ipotesi. Si presenteranno almeno cinque liste (se non di più) che alla fine con tutta probabilità, non raggiungeranno neppure l’1% ciascuno, ma soprattutto in tutta la fase di discussione e nelle riunioni fatte per tentare di raggiungere un accordo per preparare una lista comune, a cui ahimè abbiamo partecipato, non si è mai voluto parlare di programmi. Noi che abbiamo ad ogni riunione rilanciato la necessità di una concreta proposta per Roma, per l’opposizione, siamo stati ascoltati con evidente fastidio e i risultati poi si sono visti: avanti in ordine sparso.
Incapaci sia i partiti (se ancora così si possono chiamare) che i vari movimenti, di guardare oltre l’orizzonte del proprio orticello continuato a discutere sui nomi, in questa specie di asilo nido che divenuta la sinistra, a Roma la situazione è ancora peggiore che da altre parti. Ora come se non bastasse qualcuno di questi geniali compagni ha deciso di imbarcarsi sul treno dell’opposizione al green-pass: deve aver pensato che magari era un modo per racimolare qualche centinaio di voti in più, e così ci è saltato sopra.
Ora siano chiari due punti:
- la posizione di Parliamo di Socialismo sul green pass e su tutte le questioni relative alla sanità pubblica in relazione alla pandemia è stata sempre chiarissima e recentemente espressa sul nostro blog con precisione e puntualità dal compagno Roberto Del Fiacco che l’ha definita una posizione personale, ma che raccoglie la totalità delle opinioni di tutti gli amministratori del gruppo e dei compagni che più attivamente vi operano e cioè, e cito il testo di Del Fiacco: “… i vaccini hanno avuto, indiscutibilmente un effetto positivo sulla discesa dell’epidemia (e mi permetto di aggiungere sul netto decadimento del numero di decessi, ormai prossimo allo zero ndr) e le autorità sanitarie ritengono un buon compromesso il green-pass prima di arrivare all’obbligo vaccinale.” Inoltre vogliamo aggiungere che il governo, in base alla nostra Costituzione ha tutto il diritto, in caso di esigenze sanitarie di emanare leggi e decreti atte a tutelare la salute di tutti, limitando anche se necessario la libertà personale, che certo va tutelata, ma non può mettere a rischio la libertà collettiva.
- Come sinistra dovremmo avere la capacità inoltre di non lasciarci trascinare in polemiche speciose sul green-pass, una volta chiarita la nostra posizione e le eventuali possibili migliorie all’applicazione del green-pass inutile partecipare alle tanti urlati talk-show dove i finti tribuni del popolo (Sgarbi, Feltri, Giordano, Sallusti, Giletti) per citarne solo alcuni piangono le loro perdute libertà, fare questo significa solo amplificare la grancassa della destra che aizza il popolo no-vax, e soprattutto aiutare a distogliere il pubblico dai veri problemi: il lavoro sempre più ai confini degli interventi governativi, l’assenza di fondi per la sanità pubblica, il profondo stato di degrado dei nostri istituti scolastici, il disastro dei territori, gli attacchi alla Costituzione nel tentativo di modificarne i principi fondanti, il degrado e l’abbandono delle periferie delle nostre città, la violenza sulle donne che talvolta viene giustificata, come in questi giorni dalle sconfortanti parole di altre donne, il razzismo sempre più dilagante sui social e non ultima il tentativo di gestire i fondi della ricerca messi a disposizione dal Recovery Plan in funzione delle esigenze di investimento e dei profitti dalle grandi società che si occupano di produzione di energia, ciò avviene in Italia col sostegno e l’appoggio incondizionato del ministro Cingolani. Non una parola, ne nessun impegno del governo su nuove tecnologie a basso impatto ambientale, energia pulita ecc, la ricetta di Cingolani è carbone e nucleare, quando dopo cinquant’anni non abbiamo ancora trovato una proposta credibile per lo stoccaggio delle scorie delle vecchie centrali nucleari, e la malavita continua a fare le sue fortune interrando materiali inquinanti.
Quali sono allora le possibili iniziative per riorganizzare il popolo di sinistra? Le battaglie concrete da portare avanti? Crediamo che un esempio concreto ci viene proprio dall’attualità, la battaglia che i lavoratori della Gkn hanno condotto in questi giorni, contro i 422 licenziamenti arrivati a luglio via mail. Il Tribunale di Firenze su ricorso contro i licenziamenti presentato da Fiom-Cgil ha condannato, con esecuzione immediata della sentenza, la Gkn “a porre in essere le procedure di consultazione e confronto previste dall’articolo 9 parte prima del Ccnl e dall’accordo aziendale del 9 luglio 2020 indicato in motivazione; a pubblicare il testo integrale del presenze decreto a sue spese e per una sola volta sulle edizioni nazionali dei quotidiani Repubblica, Nazione, Corriere della Sera e Sole 24 Ore; al pagamento in favore del sindacato ricorrente delle spese di giudizio che liquida in complessivi 9.300 euro oltre Iva, cpa e contributo spese generali“. Una prima vittoria che costringe la società inglese Melrose a tornare al tavolo delle trattative e il governo a dimostrare la sua effettiva volontà di rappresentare e tutelare le ragioni dei lavoratori.
Lo strumento utilizzato dalla Fiom-Cgil del ricorso davanti ai giudici è certamente una delle poche risorse che oggi i lavoratori hanno come tutela, del loro lavoro, ma quello che rende questa battaglia diversa da altre vicende simili è la capacità dei lavoratori di Gkn di ricostruire quella rete di solidarietà attorno alla loro vicenda che da tempo sembrava dispersa e che insieme alla loro caparbietà gli ha permesso di cogliere questo primo importante risultato, attorno a loro si è dispiegata finalmente unitaria, la solidarietà della città di Firenze e via via fino di tutto il paese fino a raccoglierne i frutti nell’imponente manifestazione di sabato 19 settembre. E tutte le forze di sinistra erano finalmente presenti a dare il loro sostegno. Queste sono le battaglie comuni, i punti qualificanti sui quali costruire un programma per la sinistra. Ricostruire insieme un percorso sui temi del lavoro che veda la sinistra protagonista: sviluppo economico, delocalizzazione, sicurezza sul lavoro, nuovi indirizzi per la ripresa economica che tengano seriamente conto dei temi legati all’inquinamento dell’ambiente. L’impegno anche delle forze sindacali tutte deve essere quello di essere presenti sui posti di lavoro sui territori, di ridare credibilità alle proposte sindacali e di ritrovare una unità tra i lavoratori e una solidarietà che il liberismo ha sgretolato proponendo modelli sempre più legati all’individualismo. Prevalgono gli interessi collettivi su quelli individuali, un concetto che ripropongo in chiusura proprio perché noi “parliamo di socialismo”.