Quella che segue è la parte finale dell’intervista a Sergio Gentili. Un finale animato da un evidente contraddittorio sul tema del nucleare e delle energie alternative.
Non ritengo di potermi schierare in alcun modo non avendo le necessarie competenze ma credo che il tema sia assolutamente interessante e che debba essere trattato in assenza di pregiudizio.
E’ indubbia la catastrofe ambientale che stiamo attraversando e quanto danno abbia fatto il ricorso a risorse fossili; indubbia l’incapacità delle energie cosiddette “alternative” di sostituirsi alle risorse attuali e soddisfare i bisogni globali; indubbi anche i rischi del nucleare. Ma, in questo contesto, è assolutamente necessario aprire un dibattito ed un approfondimento serio su una scelta di sopravvivenza, evitando tifoserie preconcette e radicamento di opinioni ferme a cinquant’anni fa.
Orizzonte della nostra associazione è la messa in discussione di un modello di sviluppo che trova, anche nel tema ambientale, conferma del suo fallimento. Ma smontare quello che è il trionfale risultato della rivoluzione liberista globale è onere gravoso che presuppone un grado di coscienza e di impegno collettivo verso la cui ricostruzione stiamo indirizzando le nostre energie. Questo non ci deve però impedire di analizzare un contesto in maniera oggettiva.
Sento parlare da cinquant’anni di “decrescita felice”, di comportamenti etici personali, di presa di coscienza individuale. Tutti argomenti umanamente apprezzabili ma, onestamente, trovo queste letture del mondo oltre che puerili addirittura dannose. Letture che, appagando la propria piccola sfera personale, sostituiscono e sublimano la capacità di tradurre le istanze in coscienza collettiva.
Non mi sembra che la buona volontà dei singoli abbia mai influenzato il corso della storia e dei modelli economici né ritengo che quella della decrescita sia, in questo contesto, una strada percorribile.
Abbiamo più volte utilizzato in questa intervista il termine “Capitalocene” e forse la sua definizione potrebbe aiutarci a chiarirci e ad avere contezza della nostra condizione:
Capitalocene è un termine coniato nel 2016 dal sociologo inglese Jason W. Moore per descrivere un’epoca in cui i parametri più rilevanti che regolano il pianeta Terra non sono più biologici, ma economici. Le azioni e i comportamenti di uomo e natura vengono influenzati dall’esigenza del capitale di riprodursi accumulando una ricchezza fine a sé stessa.
Ritengo quindi assolutamente apprezzabile e necessaria la proposta di Lelio La Porta di far seguire questa intervista da un momento assembleare cui faccia seguito un percorso formativo sul tema di un modello energetico alternativo.