Nelle ultime settimane il nostro Paese è stato avvolto dalla terribile e inverosimile commedia attorno all’elezione del Presidente della Repubblica. Addirittura per un paio di settimane il dibattito si è svolto su Berlusconi sì, Berlusconi no al Quirinale. Uno di quei momenti così alti di discussione, da far capire, anche ai più tardi di comprendonio, il perché praticamente la metà dell’elettorato non va a votare e solo il 6% degli italiani ritiene affidabili i partiti che compongono il panorama politico nazionale. Addirittura si ricompatta tutto un mondo progressista, in verità molto pigro nell’esporsi sulle scelte epocali a cui oggi siamo chiamati, con lo spettro del cavaliere che si concretizza come incubo della notte. Poveri noi!! In realtà, mentre questi presunti dibattiti, ai quali non credono neanche gli stessi che li animano e li propongono, si squagliano come neve al sole, le lobby economico-finanziarie sciamano svolazzanti sopra i palazzi delle nostre istituzioni, raccolgono il cibo di cui si sfamano famelici ormai da anni, alla faccia di tutti i redenti tifosi della politica orfani dei derby berlusconiani.
Il nostro sistema dei partiti dimostra sempre più di non essere in grado di fornire né domande, né risposte ai grandi temi epocali che oggi si pongono di fronte all’umanità.
Cosicché il nostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio, candida l’Italia al Forum mondiale dell’acqua del 2024, senza che quasi nessuno ne parli. Ma che bravo Giggino!! Nasce in un movimento che praticamente ieri l’altro innalzava la bandiera dell’ambientalismo, che contribuiva al referendum sull’acqua pubblica con la vittoria del 2011: non lo sa che il suddetto Forum è un’iniziativa del Consiglio mondiale dell’acqua, organismo privato, che racchiude le principali multinazionali del settore [Veolia, Suez Lyonnaise des eaux (Francia); Bechel (USA); Sabesp (Brasile)]?
Ma si che lo sa! Forse ha suggerito la candidatura il Presidente Draghi che di poteri forti se ne intende eccome. Ancora il povero Di Maio è un giovane apprendista e ci vuole una buona spintarella per entrare nei salotti buoni e diventare un bravo soldatino. Pensate è così felice che la ormai probabile accettazione della candidatura italiana dell’evento, l’ha chiamata pomposamente “il Rinascimento dell’acqua”. Una delle sedi proposte è Assisi, sì quella città che diede i natali a quel tizio in abiti umili che cantava: “laudato si mi signore per sor’aqua, la quale è molto utile et humil et pretiosa et casta”. L’altra è Firenze la patria del Rinascimento, dei giochi d’acqua ai tempi di Cosimo De Medici, della bellezza e purezza consacrata nell’espressione artistica. Poi dite che non studia!! Il suo sembra essere un erudito, quanto consapevole e cinico atto, stante a dimostrare la voluta decadenza perpetrata ai nostri tempi. Non era facile scegliere quei siti senza avere imparato a dovere il vocabolario e le tecniche di affabulazione e distrazione di massa del neo-liberismo economico.
Insomma il convitato dei grandi oligopoli dell’acqua che da anni rapinano un bene prezioso e lo sottopongono ai voleri del mercato, accolto con tutti gli onori “rinascimentali” dal nostro governo.
Tutto questo nel Paese dove 26 milioni di cittadini hanno decretato con il referendum del 2011 che l’acqua è e deve essere un bene pubblico.
Tutto ciò mentre l’Onu, dopo aver decretato l’acqua un “diritto umano”, col rapporto del 2019 mette in evidenza dei dati drammatici:
4 miliardi di persone nel mondo non hanno acqua sicura; 800 milioni sono privi di acqua potabile; si prevedono nei prossimi 10 anni dai 300 ai 700 milioni di profughi, con le probabili conseguenze geo- politiche e le possibili guerre che ne conseguono.
Questa situazione non è sicuramente frutto della sorte o caduta dal cielo. Il prezzo dell’acqua nel mondo, come del resto quello di numerosi beni di prima necessità, lo fanno i grandi oligopoli e le multinazionali, causando delle notevoli ingiustizie e disparità tra le popolazioni, sino a metterne in discussione la loro stessa sopravvivenza.
Una legge unica del profitto a tutti i costi che raggiunge i nostri diritti primari di esseri umani, che devasta la sopravvivenza di specie, della flora e della fauna.
Non possiamo rimanere ciechi di fronte a tutto questo, all’interesse di pochissimi ai danni di miliardi di persone.
L’acqua è sotto attacco da parte di quei predatori che l’hanno quotata in borsa a Wall Street nel 2020, trasformando un bene umano primario, in un titolo derivato, quindi in un bene commerciale da cui trarre il massimo profitto.
Vedrete che il Forum gestito dalle più grandi multinazionali dell’acqua, verrà fatto passare come fosse un enclave dell’ONU, cioè come un momento istituzionale mondiale di discussione sui gravi problemi che tale argomento comporta.
NON È E NON SARA’ COSI’!!
A tal proposito è utile ricordare ciò che è accaduto negli ultimi anni in Brasile, per merito del suo Presidente Bolsonaro , tanto osannato in Italia da Salvini e Meloni, quelli dalla parte del popolo e degli italiani, in realtà sempre e storicamente dalla parte del potere economico capitalista.
Il Brasile detiene il 13% della riserva di acqua potabile del mondo. Il settore igienico-sanitario era totalmente pubblico, con 20 aziende statali, 57 milioni di allacciamenti residenziali, 630mila km di reti idriche, 300mila km di reti fognarie, 220mila lavoratori un fatturato di 17 miliardi di euro.
È ovvio che la torta più grande del mondo sia stata soggetto degli appetiti interessati delle più grandi holding multinazionali. Quindi il Brasile è diventato il più grande esperimento esistente di privatizzazione dell’acqua.
Per mezzo dell’introduzione da parte del governo Bolsonaro di una serie di leggi modellate in funzione dei grandi interessi privati, si è giunti a decretare in perfetta legalità, la massima libertà e diritti di proprietà da parte del mercato, così da poter raggiungere il totale controllo dei bacini idrografici brasiliani.
Ovviamente le compagnie in caso di perdite, giustificate da eventi climatici o economici, avranno il permesso legale di attingere ai fondi dello Stato in quel gioco perverso che ormai ben conosciamo: quello della privatizzazione dei profitti e della socializzazione delle perdite.
In conclusione, la privatizzazione, che ricordo non essere mai fatta da benefattori, ma che va a beneficio di chi cerca di trarre il massimo guadagno, porterà al completo controllo da parte dei mercati dei bacini. Essi potranno stabilire, non solo la negoziazione sui diritti d’uso delle risorse idriche, ma anche che la priorità dello sfruttamento, sia appannaggio solamente di chi dispone delle maggiori risorse tecnologiche produttive. Cosicché l’agricoltura familiare, con la quale si sostenta praticamente la metà della popolazione brasiliana, rimarrà senza accesso ad un bene primario per la sua sopravvivenza.
Se non hai la concessione non hai diritto alla raccolta dell’acqua e se lo fai sarai multato pesantemente. Quindi alla popolazione brasiliana sarà impedito l’accesso ai fiumi, mentre le aziende avranno accesso permanente e potranno richiedere autorizzazioni solo per venderle sul libero mercato.
Quindi il profitto al di sopra della vita, i super guadagni di pochi a spese di milioni di persone.
Ecco a cosa è ridotta la politica odierna, pianifica attraverso la legislazione di parte, le scelte economico-aziendali dei grandi gruppi, i cui costi ricadono sulla collettività e i profitti nelle loro tasche.
A tal proposito, bene abbiamo fatto come Associazione Parliamo di Socialismo a denunciare pubblicamente l’approvazione del decreto legge del governo Draghi sul mercato e la concorrenza del 2021. Nel testo non solo è prevista l’apertura totale alla privatizzazione dei servizi pubblici, ma anche l’esautorazione dei Comuni e delle altre istituzioni nella gestione e nelle decisioni (art. 6). (https://www.parliamodisocialismo.it/2021/12/12/quando-tutto-sara-privato-saremo-privati-di-tutto-lettera-agli-eletti/)
Debbo dire che la risposta delle organizzazioni progressiste e di sinistra è stata ed è ancora debole verso questo vero e proprio attacco alla democrazia e alle istituzioni locali. Occorre una risposta più forte e decisa: o si crede alla democrazia e alla difesa del bene comune o si è complici degli interessi di pochi.
Altresì dovrà esserci una netta presa di posizione contro il Forum dell’acqua e la denuncia della volontà dei grandi gruppi, di determinare un vero e proprio furto di un bene comune e fondamentale per la vita di ogni forma vivente del pianeta.
Molte volte parlando con molti dei miei interlocutori, mi viene posta una domanda: “ma cosa possiamo fare noi contro questi colossi? “
Certo, la battaglia è molto difficile e in salita, l’ideologia di mercato ha occupato tutte le varie sfaccettature della nostra vita, sembra essere la sola ed unica via a nostra disposizione. Ma questa strada è quella che ci ha portato a tale situazione: il mercato libero da ogni vincolo e da ogni freno, ci ha condotto verso la possibile estinzione della nostra specie, ormai palesemente riconosciuta dalla scienza mondiale. Noi ci siamo messi insieme perché crediamo ancora che creare una società eco-socialista non sia un sogno di poche persone, ma sia la risposta più appropriata alle rovine che lasciano dietro di sé le logiche di mercato.
Non ci può essere transizione ecologica, senza giustizia sociale e viceversa. Non si può continuare ad affidare la guida delle sorti dell’umanità a chi distrugge tutti i giorni gli equilibri naturali.
Ma non ci aspettiamo che quella politica che abbiamo visto spegnersi definitivamente nella farsa di questi giorni, possa risolvere un solo problema. È ora di una grande stagione di riscatto e di partecipazione sui temi che davvero interessano il nostro futuro. È ora di denunciare nel merito quella politica che, nascondendosi dietro roboanti proclami, in realtà è completamente soggiogata dai poteri economici e ad ogni loro volere.
Un esempio tra i tanti è il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio che abbandona la valigia piena di attacchi inconsistenti alla “classe politica”, per poi governare praticamente insieme alla sua totalità. Mette in soffitta quelle battaglie a cui numerose persone hanno in buona fede creduto, come quella dei movimenti dell’acqua pubblica e dei 26 milioni di cittadini (quante volte si è riempito la bocca con questa parola) del referendum del 2011.
Sappiate che la candidatura dell’Italia ad ospitare quel Forum, arricchirà ancor di più chi ha trasformato la natura in un vero e proprio bancomat e il potere personale di chi li avrà alle spalle.
Per tutto questo come Associazione Parliamo di Socialismo invitiamo tutti alla denuncia di questi fatti e aderiremo a tutte le iniziative di mobilitazione che saranno convocate.
Credits Immagine: Pixabay
Apprezzo l’articolo di Roberto, sia nei contenuti sia nei toni, giustamente ironici lì dove l’ironia si trasforma in denuncia di quel trasformismo malattia infantile del nostro parlamentarismo. Vorrei insistere, proprio perché Roberto me ne offre la possibilità con le sue parole, sulla necessità di costruire un percorso formativo intorno alla tematica del rapporto uomo-natura, uomo-ambiente, nella prospettiva di un’ampia e, possibilmente, condivisa prospettiva eco-socialista. L’acqua è veramente un diritto e serve formarsi per rispondere a chi ne fa oggetto di nuovo profitto. D’altronde, diritto e profitto fanno rima, ma sono l’uno il contrario dell’altro.