L’iniziativa di un “bonus salute mentale” a beneficio della popolazione giovanile non è altro che la riproposizione della modalità di governo, cara al paternalismo liberista, di erogare gratifiche in luogo di misure di giustizia sociale.
Dame di san Vincenzo al posto di servizi pubblici.
In pratica è un aiuto per curare i disagi, certificati da un medico, causati dalle conseguenze della pandemia.
Consiste in un contributo fino a 600 euro, approvato con un emendamento al decreto milleproroghe, per sostenere le spese per andare dallo psicologo nel 2022.
Spetta a tutti gli italiani senza limiti di età, se in possesso di un Isee fino a 50.000 euro, con importo crescente al decrescere del reddito.
Erogare una somma, modesta ma apprezzabile, da utilizzare per scopi definiti, è una forma di carità, ancora più pelosa in quanto rimarca le falle di quei servizi pubblici che non possono riuscire a soddisfare una domanda di qualche genere, illudendo le persone di aiutarle a provvedere con l’accesso al privato.
Tuttavia, è anche captatio benevolentiae indirizzata a svariate categorie e settori imprenditoriali e tesa a produrre benefici e vantaggi con ricaduta elettorale.
Ad esempio, da alcuni anni viene erogato ai ragazzi al compimento del 18esimo anno di età il “bonus cultura”: 500 euro, date a pioggia, indistintamente a tutti, ossia indipendentemente dall’ISEE, spendibile esclusivamente per spese in generi culturali: libri, musica, biglietti per musei, teatri, concerti.
Molto carino… peccato solo che che:
- L’erogazione “a pioggia” è tale che la stessa somma viene erogata a chi ha già molte possibilità di accesso alla cultura e a chi ne ha pochissime, un po’ come dare lo stesso pasto a chi è obeso e a chi è sottoalimentato;
- La scuola, principale istituzione culturale di un paese, non è stata parallelamente rafforzata, per cui tutto quanto ci è ben noto, ossia le classi-pollaio, la non disponibilità all’apertura nelle ore pomeridiane, le carenze strutturali di troppi istituti, i ritardi nelle nomine per le cattedre, la riduzione di insegnamenti fondamentali, l’eterna e irrinunciabile ora di religione, il fallimento educativo di istituti quali l’alternanza scuola-lavoro… tutto ciò che potrebbe davvero aiutare i ragazzi più svantaggiati non è stato modificato;
- Non viene effettuato alcun riscontro sugli eventuali benefici determinati dalla misura adottata, ossia, non è organizzata una quantificazione del miglioramento culturale nella popolazione generale raggiunto da quando il bonus ha iniziato a essere erogato.
Dopo una brevissima ricerca sul web, risulta che per il 2022 sono erogabili:
- Bonus facciate
- Bonus ristrutturazioni
- Sismabonus
- Superbonus 110%
- Bonus casa
- Bonus mobili
- Bonus idrico – denominato anche bonus rubinetti
- Bonus elettrodomestici
- Bonus infissi
- Bonus ascensori
- Bonus caldaia
- Bonus condizionatori
- Bonus verde
- Bonus TV
- Bonus prima casa under 36
- Bonus affitto giovani
- Bonus sociale (per le bollette)
- Bonus figli e famiglia (assegno unico fino ai 21 anni)
- Bonus nido
- Bonus psicologo
- Bonus Renzi
- Bonus donne disoccupate
- Bonus patente (fino a 35 anni)
- Bonus docenti
- Bonus cultura
- Bonus vacanze
- Bonus animali domestici
- Bonus bancomat
- Bonus scooter elettrici
- Bonus bici e monopattino
Per le imprese:
- Bonus pubblicità
- Bonus alberghi
- Bonus assunzioni giovani
- Bonus sud
La lista è schematica; include bonus certamente assai onerosi sul piano economico, come quelli riguardanti l’edilizia, e bonus consistenti in somme modeste, ma erogate ad un gran numero di persone.
Molti bonus sono il frutto di necessità determinate dalla crisi legata alla pandemia; alcuni sono francamente osceni, in quanto ipocritamente fanno mostra di sostenere le donne, le neomamme, le mamme single, erogando somme piccolissime, mentre garanzia di dignità sarebbe assicurare che tutto quanto è lavoro nero o lavoro sottopagato fosse emerso e pagato in misura adeguata e che esistessero sufficienti nidi e scuole materne pubblici, ove accogliere i bambini senza necessità di stilare complicate graduatorie per stabilire chi ne ha diritto.
Davvero questo metodo permette di risparmiare rispetto all’impiego di risorse per i servizi pubblici?
Onestamente, non saprei dire.
Certamente, su un piano politico corrisponde ad un sistema che sottrae risorse al settore pubblico tendendo a scheletrizzarlo all’indispensabile; corrisponde ad un sistema capitalista che provvede alle necessità della popolazione obtorto collo e al massimo facendo l’elemosina, previa identificazione della “tessera di povertà”; corrisponde ad un sistema che penalizza pesantemente il lavoro, la scuola e la sanità e rende in tal modo la piramide sociale sempre più ripida; è una carità pelosa paternalistica, volto atteggiato al sorriso e voce agnellata mentre la mano lascia cadere la moneta, evitando il tocco e lavando la coscienza sporca.
L’idea di un “bonus salute mentale” è nata dalla constatazione che la popolazione giovanile ha risentito della chiusura sociale dovuta alla pandemia più di quanto fosse previsto, anche in relazione alla necessità di mantenere uno stato di emergenza più a lungo di quanto preventivato (tale miopia andrebbe discussa, ma mi porterebbe fuori tema); l’aumento di reazioni di ansia e depressione, di bullismo e di cyber-bullismo, di giovani “hikiko-mori”, ossia che si chiudono nel mondo virtuale delle chat e del gambling e invertono il ciclo sonno-veglia con gravi danni anche biologici, ha prodotto una necessità di cura che i servizi pubblici non possono, e non potranno, sostenere nella sua interezza, in quanto già insufficienti e depauperati in precedenza.
Pertanto, invece di investire in sanità pubblica, di aumentare il numero e/o l’efficienza dei servizi (psicologi scolastici, consultori, servizi per l’età evolutiva, servizi di salute mentale…), ecco la brillante idea di erogare un bonus, che il giovane con problemi potrà spendere per pagarsi una decina (non di più, probabilmente anche meno) di incontri psicoterapeutici, privatamente.
Tenendo presente che le prestazioni psicologiche e psicoterapeutiche sono comprese nei LEA, sia per la fascia under 18 che per gli adulti, ci si chiede perché invece non potenziare i servizi che li devono garantire.
I servizi di salute mentale sono nati nell’ottica di una territorializzazione della cura, in contrasto con l’ospedalizzazione, ponenedo come base la necessità dei pazienti di restare in contatto col proprio mondo relazionale anziché esserne allontanati attraverso l’isolamento dell’istituzionalizzazione.
Parallelamente, i servizi sono finalizzati alla lotta allo stigma sociale che caratterizza la patologia mentale, in modo che il tessuto sociale non tema e non escluda il paziente in quanto potenzialmente capace di reazioni imprevedibili; spesso utilizzata ai fini del controllo sociale della devianza, la psichiatria dei servizi pubblici ha cercato in ogni modo di uscire da questo ruolo e i CSM si sono sforzati di non essere i “luoghi per matti”, ma i luoghi ove chiunque avesse un disagio emotivo potesse trovare aiuto.
C’è stato un periodo in cui per noi operatori della salute mentale era motivo di vanto il fatto che in sala d’aspetto potessero sedere sia persone con patologie psichiatriche gravi che persone con disturbi più comuni, con una vita “normale” non segnata dalla malattia, con un lavoro, con una famiglia e con la consapevolezza di disagi emotivi da curare.
Purtroppo, depauperati di risorse e insufficienti a coprire le necessità territoriali, esattamente come in altri settori della sanità pubblica, i Dipartimenti di Salute Mentale hanno iniziato progressivamente a scremare la propria utenza, e, nella necessità di assicurare le cure alle persone con patologie gravi, hanno iniziato a dare risposte sempre più ridotte alle persone con disturbi emotivi comuni.
Insomma, stanno tornando, piuttosto tristemente per chi vi lavora, a essere i luoghi di cura per i matti, dove si eseguono i TSO, dove sempre più impegnativo è il rapporto con la magistratura legato a compiti istituzionali di medicina legale e di controllo sociale della devianza, dove si dedicano (giustamente) risorse alle necessità dei pazienti più emarginati, ma anche dove se hai bisogno di una psicoterapia per un disturbo non invalidante troverai una consulenza che ti chiarirà quale percorso terapeutico ti aiuterebbe, ma, desolatamente, non ti potrà essere offerto.