Certo perché di un caso si tratta, è arrivato all’attenzione dei media per lo sciopero della fame che dura ormai da cento giorni.
Cospito è stato spostato in questi giorni nel carcere di Opera, più compatibile con le sue condizioni di salute, precipitate a causa dello sciopero della fame ad oltranza iniziato per protestare contro l’articolo 41 bis, meglio conosciuto come carcere duro.
Quando questo articolo fu elaborato, nelle intenzioni dei legislatori, non c’era la volontà di attribuirgli una funzione di ulteriore afflizione della pena, che peraltro sarebbe contraria al nostro ordinamento giuridico e all’articolo 27 della costituzione (… le pene non posso consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato). Esso si paventava invece come uno strumento per impedire che i capi del terrorismo e della mafia, potessero continuare a dirigere dal carcere le attività criminali delle loro organizzazioni.
Per chi ha memoria, ricordiamo che in Italia negli anni cosiddetti “di piombo” le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro, uomo al vertice della Democrazia Cristiana, partito di maggioranza relativa che da trent’ anni governava questo paese. Tale azione mise in serio pericolo la tenuta democratica dello stato di diritto, provocando un’emergenza nazionale che durò alcuni anni prima che lo stato avesse ragione dell’eversione. Attualmente la situazione socio politica è completamente mutata. Cospito non sembra essere il dirigente di un’organizzazione strutturata e attiva in grado di mettere in discussione l’ordine democratico. La galassia anarchica si sta mobilitando per Cospito a prescindere da dichiarazioni o intenzioni del detenuto. Questi gruppi fanno sintesi intorno ad un loro compagno che purtroppo potrebbe diventare un martire sulla coscienza dello stato, essendo quest’ultimo vittima di una miopia politica non giustificabile. I gruppi anarchici, da sempre, per la loro fluidità ideologica e organizzativa sono più facilmente infiltrabili. Nel gruppo del povero Pinelli su dieci compagni cinque risultarono infiltrati a vario titolo.
Se per questo governo Cospito è il simbolo della fermezza, per gli anarchici non può essere altro che il simbolo dell’oppressione. La reazione violenta di alcune frange sta creando oggettivamente un evidente problema di ordine pubblico. Sappiamo bene che fomentare, anche indirettamente, un clima di tensione sociale sufficiente a dichiarare l’emergenza nazionale, per governi come il nostro, è moneta sonante da spendere sul fronte mediatico e politico. In questo contesto si potrebbero facilmente giustificare ulteriori restrizione dell’esercizio del libero dissenso politico.
In conclusione questa vicenda giudiziaria ci coinvolge direttamente, quindi ci associamo a tutti coloro che pacificamente chiedono la revoca del 41 bis per il detenuto Alfredo Cospito.
Sono d’accordo su tutto.
Tuttavia, Cospito non sta chiedendo la revoca de proprio 41 bis, ma l’abolizione del 41 bis per tutti coloro che ne sono soggetti.
Lo ha detto molto chiaramente, e bisogna interrogarsi sulla sostanza di questa richiesta.
Ossia, se il 41 bis sia disumano, o non lo sia, perché lo stato non può infliggere tortura né pene disumane.
Non penso che staremmo a discuterne se lo sciopero della fame l’avesse fatto il Messina Denaro, ma discutiamo in quanto si tratta di Cospito, il che appartiene ad un altro livello logico di discussione.
Il tuo commento Flavia mi sembra perfetto. Senza cadere in omissive indulgenze, definisce due ambiti di lettura, nessuno dei quali meritevole di essere trascurato. Giusto sposare la causa personale di Cospito. Meno condivisibile la sua pretesa di mettere in discussione l’architettura di uno strumento riferibile a situazioni specifiche e definite. Ricordo che, tempo addietro, ritenemmo inopportuno pubblicare un interessante articolo perché l’estensore era un ex terrorista delle BR. Terrorista che aveva però scontato integralmente la sua pena di 6 anni e successivamente a lungo collaborato con “il manifesto”, quindi, per il nostro ordinamento, un libero cittadino nel pieno diritto di esprimere le sue opinioni. Stessa “inflessibile” coerenza credo debba essere esercitata anche in questo caso.
Premesso che Cospito non sembra essere un capo, che dirige dal carcere, quindi NON dovrebbe subire il 41bis, comunque è un terrorista, che è in carcere per un grave reato commesso.
Se la legge, come afferma l’articolo, lascia un margine di interpretazione indebito al magistrato, che infligge il 41bis a Cospito indebitamente, la questione è “evitare la discrezionalità dei giudici” e non “portare solidarietà politica” a Cospito, che resta un avversario di classe, non la vittima di un sopruso di regime.