Incontro del Presidente brasiliano Lula, accompagnato dalla moglie, con Papa Francesco, 21 giugno 2023

Non è facile, per me, scrivere queste righe. Sono, come Douglas Adams, un ateo radicale(1). Applicando il rasoio di Occam, ritengo sia molto più semplice (al di là delle evidenze scientifiche che mi confortano) pensare un universo nato così com’è perché non poteva essere diversamente, date le leggi naturali che lo regolano, piuttosto che un motore immobile “pensante se stesso pensante” (Guccini) che programma tutto l’universo o il multiverso. Sono, anche se più discretamente, anticlericale e, tra i miei amici e conoscenti, l’unico (che io sappia) ad aver richiesto ed ottenuto dalla curia romana l’annotazione sul registro dei cresimati della “volontà di non far più parte della chiesa cattolica” (cioè quella pratica che viene definita “sbattezzo”), oggettivamente una quasi buffonata ma importante soggettivamente perché mi garantisce (forse) le esequie laiche cui, fra molti anni, aspiro e, non secondariamente, mi salvaguarda da scocciature varie tipo fare da testimone a matrimoni religiosi.

E allora perché scrivo queste righe? Semplicemente perché la morte del Vescovo di Roma e Pontefice mi colpisce pesantemente sotto il profilo etico e politico (nel significato “alto” della parola), in un certo senso mi sono sentito “orfano” dell’unica voce (oltre quella del Segretario Generale delle Nazioni unite, che ha molta meno influenza) a non tirarsi indietro nel rivendicate il diritto alla pace ed a sbatterlo in faccia a tutti i potenti della terra senza alcuna remora.

Negli anni del suo pontificato Francesco non ha mai fatto mancare la sua voce in favore di una maggiore giustizia sociale, della pace, della difesa dell’ambiente.

Non ha affrontato questi temi solo occasionalmente o genericamente, come di solito hanno fatto i suoi predecessori. Ne ha fatto il centro del suo “magistero”. Sulle quattro encicliche che ha pubblicato due erano dedicate a temi non strettamente di fede. Ha aperto all’inclusione del diverso, ha stigmatizzato il razzismo, ha dimostrato la necessità della pace, della redistribuzione della ricchezza, ha addirittura coniato due espressioni di notevole fortuna mediatica, Ecologia integrale e Guerra mondiale a rate che sono concetti non dissimili da quelli che ispirano la sinistra marxiana, libertaria e non liberale. La critica al modello di sviluppo capitalista e predatorio era sempre presente nei suoi interventi pubblici e ben più radicale delle posizioni di quella autonominata sinistra in parlamento che si è convinta di vivere nel miglior mondo possibile.

Non a caso l’enciclica “Laudato sì”, la più completa e radicale critica al modello neo liberista, è stata scritta ispirandosi anche all’opera del teologo della liberazione Leonardo Boff(2), che di Francesco ha, dopo la sua morte, scritto(3):

“Per la prima volta nella storia del papato, Papa Francesco ha ricevuto varie volte i movimenti sociali mondiali. Vedeva in loro la speranza di un futuro per la Terra, perché la trattano con cura, coltivano l’agro-ecologia e vivono una democrazia popolare e partecipativa. Spesso ripeteva loro i diritti che gli sono negati, le famose tre T: Terra, Teto e Trabalho. Devono iniziare da dove si trovano: dalla regione, perché è lì che si può costruire una comunità sostenibile. Con ciò ha legittimato un intero movimento mondiale, il bio-regionalismo, come via per superare lo sfruttamento e l’accumulazione da parte di pochi e garantire una maggiore partecipazione e giustizia sociale per molti.
Fu in questo contesto che ha scritto due straordinarie encicliche: “Laudato Sì: sulla cura della casa comune”, su un’ecologia integrale che coinvolge l’ambiente, la politica, l’economia, la cultura, la vita quotidiana e la spiritualità ecologica. Nell’altra, la “Fratelli tutti”, di fronte al degrado diffuso degli ecosistemi, lanciò il severo monito: «Siamo sulla stessa barca: o ci salviamo tutti o nessuno si salverà» (n. 34). Con questi testi, il Papa si pone in prima linea nel dibattito ecologico mondiale che va oltre la semplice ecologia verde e altre forme di produzione, senza mai mettere in discussione il sistema capitalista che, per sua logica, crea accumulazione da un lato al costo dello sfruttamento della grande maggioranza dall’altro.
Papa Francesco proviene dalla teologia della liberazione della corrente argentina, che sottolinea l’oppressione del popolo e l’esclusione della cultura popolare. Fu discepolo del teologo della liberazione Juan Carlos Scannone, che arrivò a citare in una nota a piè di pagina della Laudato Sì. Già come studente e ispirato da questa teologia, fece una promessa a se stesso: ogni settimana visitare, da solo, le favelas (“vilas miseria“). Entrava nelle case, si informava sui problemi dei poveri e infondeva speranza in tutti. Per anni portò avanti una polemica con il governo che, come politiche dello Stato, faceva assistenzialismo e paternalismo.
Reclamava dicendo: in questo modo i poveri non saranno mai liberati dalla dipendenza. Ciò di cui abbiamo bisogno è la giustizia sociale, radice della vera liberazione dei poveri. In solidarietà con i poveri, viveva in un piccolo appartamento, cucinava il proprio cibo, andava a prendere il suo giornale. Si rifiutava di vivere nel palazzo e di usare l’auto speciale.”

Come si vede una posizione, contro la povertà, non molto dissimile da quella marxista che non richiede elemosina o buoni sentimenti ma politiche che scardinino la struttura del plusvalore capitalista.

Molto comunque ci divide dalla chiesa cattolica ed anche da Francesco, l’atteggiamento nei confronti del fine vita, il diritto a disporre del proprio corpo e della propria maternità da parte delle donne, il diritto della comunità LGBT+ ad un riconoscimento integrale dei propri diritti.

Se mi fosse dato predire il futuro, penso che se la chiesa resterà nel solco di Francesco su alcuni di questi temi le distanze si ridurranno, ma non è questo il focus.

Per dirla con Alessandro Gilioli, sulle pagine di Micromega (4):

“Personalmente sì, sono tra i laici che hanno apprezzato il messaggio sociale, pacifista e ambientalista di Bergoglio. Lo rivendico, lontano da ogni possibile conversione. Ma forse è solo perché da ragazzo non credente ascoltavo il cristianesimo laico di Fabrizio De André studiando quello teologico di Sant’Anselmo, preferendo decisamente il primo.”

Persino nelle sue ultime uscite pubbliche, poche ore prima della morte, Bergoglio non ha dimenticato di invocare la Pace, di spronare alla pratica della pace, di chiedere, ancora, pace per Gaza e i Palestinesi sottoposti a una pulizia etnica a forza di bombe e sopraffazioni.

Non farò il torto a Francesco di considerarlo comunista, non ne interpreto il pensiero così a fondo e non sono così audace (qualcun altro, tra gli avversari, lo ha definito così pensando di insultarlo) e sono passati gli anni in cui si andava in giro con il comunistometro in tasca.

So per certo che, forte delle considerazioni di quasi vent’anni fa di Mario Rigoni Stern(5), con Francesco avrei volentieri diviso il pane (e magari una cerveza) e quindi lo avrei chiamato compagno. Non credo si sarebbe offeso.

1“Uso il termine “radicale” con una certa libertà, solo per enfatizzare il sostantivo. Se mi definisco solo “ateo”, c’è sempre qualcuno che dice: «Non intenderà piuttosto “agnostico”?» e sono costretto a rispondere che no, intendo proprio ateo. Non credo assolutamente che esista un dio, o meglio sono convinto che non esista un dio (una sottile differenza). Non c’è uno straccio di prova che suffraghi l’ipotesi di un dio. Quando mi dichiaro ateo radicale, faccio capire al mio interlocutore che intendo proprio “ateo”, che ho riflettuto a lungo sull’argomento e che nutro al riguardo una ferma convinzione.” (Adams, Douglas. Il salmone del dubbio: L’ultimo giro in autostop per la galassia (Function). Kindle Edition.

2Per chi non sa chi sia Leonardo Boff, una brevissima presentazione può essere tratta dalla voce che gli dedica il sito della Treccani https://www.treccani.it/enciclopedia/leonardo-boff/ ma tanta è l’importanza del personaggio da meritare un approfondimento sulle sue opere.

3Da “Papa Francesco non è un nome, ma un progetto della chiesa e del mondo”. Per chi vuole leggere il testo integrale questo è il link al Blog di Boff: https://leonardoboff.org/2025/04/22/papa-francesco-non-e-un-nome-ma-un-progetto-della-chiesa-e-de-mondo/

4https://www.micromega.net/perche-i-non-credenti-hanno-amato-papa-francesco?

5“Cum panis – perché dovete chiamarmi compagno”, Lettera inviata all’ANPI di Treviso da Mario Rigoni Stern, il 20 gennaio 2007, https://www.ilcompagno.it/cum-panis-perche-dovete-chiamarmi-compagno-m-rigoni-stern/


Crediti foto 21.06.2023 – Presidente da República, Luiz Inácio Lula da Silva, senhora Janja, durante encontro com Sua Santidade, Papa Francisco. Roma – Itália. Foto: Ricardo Stuckert/PR, Di Palácio do Planalto from Brasilia, Brasil – 21.06.2023 – Encontro com Sua Santidade, Papa Francisco, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=133667646, fonte Presidenza della Repubblica Brasiliana, foto ritagliata per ragioni tecniche

Di Roberto Del Fiacco

Libero professionista, consulente tributario, esperto nell'economia dei servizi comunali di raccolta rifiuti. Si illude di essere ancora iscritto al Partito Comunista Italiano e alla Federazione Giovanile Comunista Italiana (quelli veri). E' nato e morirà comunista

Un pensiero su “Un compagno di nome Francesco”
  1. Convengo con Roberto sia per quel che riguarda i contenuti sia per il tono. In questo momento di continuo richiamo alla sobrietà, le parole di Roberto sono quanto di più sobrio e, al tempo stesso, profondo mi sia stato dato modo di leggere.
    Qualche tempo fa il nostro blog pubblicava una riflessione sul destino dell’uomo che, partendo da Svevo, culminava in Gramsci attraversando Löwith, , Anders, Eatherly, Togliatti, Berlinguer e, di certo non ultimi, Papa Giovanni XXIII e Papa Francesco. Di quest’ultimo, quelle parole in una lettera al Corsera dobbiamo augurarci che restino vive e pulsanti.

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