Era vicino a me.
Ero solo in quel grande androne, di notte, pensando a quello che ci avrebbe riservato il futuro, a quello che era stato il suo grande passato.
La bara con Enrico Berlinguer, segnava una linea di confine nella storia italiana.
Lì dentro, oltre ad esserci il corpo dell’uomo, c’era tutto un mondo di sogni, di speranze, di giustizia.
Ero di turno, ero solo con lui.
E piangevo, di un pianto consapevole, non solo affettivo, dopo anni nei quali avevo avuto la fortuna di carpire alcuni suoi lati umani, lavorando nel suo stesso palazzo.
Le mie lacrime, mentre scorrevano, si specchiavano dentro me stesso, creavano un fiume di ricordi e aspirazioni, di disperazione e di voglia di lottare, di tristezza e di grandi battaglie portate avanti.
Ero solo con te, eri inerme, ma riempivi quel grande androne di Botteghe Oscure, con la forza delle tue convinzioni, delle tue intuizioni, della tua grande statura morale.
Quella notte, tu non c’eri più, ma eri dentro di me, già tornavi ad essere guida di un piccolo essere umano, diventato “politico”, a cui avevi insegnato quei grandi valori.
È già mattina e fuori il portone, si sentivano le migliaia di voci, per le quali dedicasti la tua intera vita.
Migliaia di uomini e donne soli con te, come me.
Piccoli esseri umani, ma grandi attori che avevi reso protagonisti della tua grande politica.
Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay
Grazie Roberto per le tue parole che non sono soltanto un ricordo ma vogliono sottolineare la capacità di un dirigente di contribuire alla trasformazione dell’essere umano in essere politico, ossia in un essere capace di stare insieme agli altri esseri di ogni genere nella prospettiva, tutti insieme, di cambiare il mondo. Berlinguer è stato questo e i suoi “pensieri lunghi”, ancora oggi, parlano al nostro presente e, forse, già soltanto continuando ad averli come punto di riferimento, ci consentono di non dimetterci dalla politica, dallo stare nel mondo che, molto più di ieri, è “grande, terribile e complicato”.